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Tytuł:
La rappresentazione dei significati preposizionali locativi nelle grammatiche italiane: una valutazione dalla prospettiva delle grammaticografia croata
Representation of Spatial Meanings of Prepositions in Italian Grammars: An Evaluation from the Perspective of Croatian Grammaticography
Autorzy:
Bjelobaba, Saša
Powiązania:
https://bibliotekanauki.pl/articles/11541944.pdf
Data publikacji:
2023-06-30
Wydawca:
Wydawnictwo Adam Marszałek
Tematy:
Italian grammaticography
prepositions
spatial meaning
representation
semantic structure
grammaticografia italiana
preposizione
significato locativo
rappresentazione
struttura semantica
Opis:
The starting point of this study stems from the two assumptions that are commonly accepted and, to a great extent, proven within cognitive linguistics: 1. members of the category of prepositions are bearers of autonomous meanings, and 2. prepositional meanings are conditioned significantly by the concepts pertinent to the domain of space. In the light of the theoretical model of the semantic representation of prepositions previously developed by the author (2022) and his reflections on the nature of prepositional meaning in general, this article presents the results of an analysis conducted on a corpus of 13 Italian grammars published in the last 70 years. Specifically, the representations of spatial meanings of Italian prepositions as proposed by grammarians are examined. Since a clear prevalence of approaches characterised by the use of the terms of logical analysis to provide the semantic description of a preposition is identified, the author compares this trend with some models used within Croatian grammaticography. In conclusion, the author indicates some potential alternative evolutionary paths of Italian grammaticography that might lead it to a higher level of cognitive plausibility of representation of the semantic structure of a preposition.
L’autore parte dai due presupposti maggiormente accettati e confermati nell’ambito della linguistica cognitiva: (i) i membri della categoria delle preposizioni sono anche portatori di significati autonomi, e (ii) i significati preposizionali sono condizionati considerevolmente dai concetti pertinenti al dominio dello spazio. Alla luce del modello teorico della rappresentazione semantica delle preposizioni precedentemente elaborato dall’autore (2022) e delle sue riflessioni sulla natura del significato preposizionale in generale, questo articolo presenta i risultati di un’analisi svolta su un corpus che comprende tredici grammatiche d’italiano pubblicate negli ultimi sette decenni. Nello specifico, vengono prese in esame le rappresentazioni dei significati locativi delle preposizioni italiane proposte dai grammatici. Dal momento che viene identificata una netta prevalenza degli approcci caratterizzati dall’avvalersi di termini dell’analisi logica per fornire la descrizione semantica di una preposizione, l’autore confronta questa tendenza con alcuni modelli utilizzati all’interno della grammaticografia croata. Nella conclusione vengono indicate vie evolutive alternative della grammaticografia italiana che condurrebbero a un livello più alto di attendibilità cognitiva della rappresentazione della struttura semantica di una preposizione.
Źródło:
Italica Wratislaviensia; 2023, 14.1; 35-56
2084-4514
Pojawia się w:
Italica Wratislaviensia
Dostawca treści:
Biblioteka Nauki
Artykuł
Tytuł:
Rappresentazioni mentali e serie interpretative. L’infinito e Alla luna in polacco
Mental Representations and Interpretative Series: Giacomo Leopardi’s L’Infinito and Alla luna in Polish
Autorzy:
Ceccherelli, Andrea
Powiązania:
https://bibliotekanauki.pl/articles/2162250.pdf
Data publikacji:
2022-12-31
Wydawca:
Wydawnictwo Adam Marszałek
Tematy:
Giacomo Leopardi in Poland
mental representation
cognitivism and translation
stereotypes in translation
intentio interpretis
Giacomo Leopardi in Polonia
rappresentazione mentale
cognitivismo e traduzione
stereotipi in traduzione
Opis:
The article examines the Polish ‘translation series’ of two idylls by Giacomo Leopardi: L’infinito and Alla luna, focusing on selected linguistic and cultural factors behind the translators’ choices. In L’Infinito, one notices a recurrent difficulty in effectively rendering the alternation of the demonstratives questo and quello and the key metaphor of naufragare. In both cases, the purported Polish lexical counterparts fail to produce an adequate mental representation, and as a result the scene constructed by the translators hardly conveys the scene constructed by the author. For their part, the Polish versions of Alla luna display a striking interpretative tradition of the last verse, with the second che in ‘ancor che triste e che l’affanno duri’ understood by all translators in an optative sense (as a wish), rather than in a concessive sense. Having used the variantist approach to show that the intentio auctoris unequivocally provides a concessive phrase and that the intentio operis does not admit the stereotype of masochism (a degeneration of the topos of Leopardi as a Weltschmerz poet), I focus on the intentio interpretis (a specific form of intentio lectoris) and argue that this tradition of translatory infidelity stems not only from the probable reliance of each version on its predecessor(s) (typical of what textual philology calls ‘conjunctive errors’), but also – given the absence of such an interpretative tradition in other languages and cultures – from the Polish translators’s unconscious mental predisposition to accept such a misrepresentation. The roots of this predisposition are to be found in the history of Polish culture as it has been formed – and deformed – since the 19th century, when the cult of suffering became central to it.
L’articolo prende in esame le “serie traduttive” polacche di due idilli di Leopardi: L’infinito e Alla luna, concentrandosi su alcuni fattori linguistici e culturali che condizionano i traduttori, indirizzando le loro scelte. In particolare, nell’Infinito si nota una difficoltà a rendere l’alternanza dei dimostrativi “questo” e “quello” e la metafora chiave del “naufragare”: in entrambi i casi la lingua polacca pone ostacoli in termini di rappresentazione mentale suggerita dai presunti equivalenti lessicali, con la conseguenza che la scena costruita dai traduttori fatica a porsi come equivalente rispetto alla scena costruita dall’autore. Nelle versioni polacche di Alla luna colpisce invece la tradizione interpretativa riguardante l’ultimo verso: il secondo “che” di “ancor che triste e che l’affanno duri” è infatti inteso da tutti i traduttori in senso ottativo – come un auspicio. Dopo aver mostrato, tramite la variantistica, che l’intentio auctoris prevede inequivocabilmente una frase concessiva e che l’intentio operis non ammette lo stereotipo del masochismo (degenerazione del topos di Leopardi cantore del Weltschmerz), l’articolo si concentra sulla intentio interpretis (forma specifica di intentio lectoris), ipotizzando che all’origine di tale tradizione di tradimento traduttivo vi sia non solo la probabile dipendenza di ogni versione da una o più di quelle che la precedono (come è il caso di quelli che la filologia testuale chiama “errori congiuntivi”), ma anche – a fronte dell’assenza di tale tradizione interpretativa in altre lingue e culture – un’inconscia predisposizione mentale dei traduttori polacchi ad accettare un simile travisamento; predisposizione le cui radici sono da cercare nella storia della cultura polacca quale si è andata formando – e deformando – a partire dall’Ottocento, soprattutto in riferimento al ruolo che in essa occupa da allora il culto della sofferenza.
Źródło:
Italica Wratislaviensia; 2022, 13.2; 15-34
2084-4514
Pojawia się w:
Italica Wratislaviensia
Dostawca treści:
Biblioteka Nauki
Artykuł
Tytuł:
La Passione di Cristo in una sceneggiatura delle orgini di Frate Jacopone da Todi
Donna de paradiso: the passion of Christ in an original screenplay of early Italian literature written by Friar Jacopone da Todi
Autorzy:
Rella, Angelo
Powiązania:
https://bibliotekanauki.pl/articles/2139252.pdf
Data publikacji:
2014
Wydawca:
Uniwersytet Szczeciński. Wydawnictwo Naukowe Uniwersytetu Szczecińskiego
Tematy:
Jacopone
sacred representation
crying
loneliness
dialogue
Our Lady
screenplay
drama
Lauda
drammatizzazione
sceneggiatura
Madonna
dialogo
solitudine
pianto
sacra rappresentazione
święte przedstawienie
dramat
scenariusz
dialog
samotność
łzy
Maryja
Opis:
Senza dubbio la sacra rappresentazione Donna de Paradiso di Jacopone da Todi, vero e proprio capolavoro ispirato, con la sua scrittura-sceneggiatura sembra anticipare di secoli quella del teatro moderno ma soprattutto quella cinematografica. Siamo persuasi che Jacopone da Todi abbia scritto Donna de Paradiso suggerendone una visione, trasformando continuamente il linguaggio letterario in linguaggio visivo. La scrittura del Frate a nostro giudizio reca in se la cifra della scrittura della settima arte, ovvero avere nella sua ‘visibilità’ la sua qualità principale e nell’‘azione’ la sua specificità, di quella che Italo Calvino defi nito “cinema mentale”. Al pari degli autori che nel secondo dopoguerra misero in scena l’alienazione dell’uomo contemporaneo, Jacopone attraverso i suoi dialoghi- monologhi, ridotti al minimo, mostra l’angoscia, la solitudine e l’impossibilità di comunicare di una madre straziata dal dolore per quanto accade al proprio figlio. Gli spettatori- lettori non potevano nel Medioevo, e non possono oggi, non lasciarsi colpire dalla singolare forza di evocazione visuale della passione, dalla qualità violenta e “incarnata” della sua rappresentazione.
Undoubtedly Jacopone da Todi sacred representation Donna de Paradiso, a true inspired masterpiece, by reason of its writing seems to anticipate the modern theater script but especially the movie screenplay. We are convinced that Jacopone wrote Donna de Paradiso suggesting us a vision, persistently transforming the “literary language” into “visual language”. The writing of the Friar in our opinion contains the essence of the Seventh Art writing, it has the ‘visibility’ as first quality, and ‘action’ as its specifi city, it is that which Italo Calvino called “mental cinema”. Like the authors that after World War II staged the alienation of modern man, through his dialogues-monologues, reduced to a minimum, Jacopone show the anguish, loneliness and the inability to communicate of amother who is suffering for her own child. The audience-readers in the Middle Ages could not, and cannot today, do not be struck by the singular power of visual evocation of the passion, by the violent ‘embodied’ quality of its representation
Niewątpliwie Donna de Paradiso Jacopone da Todi to prawdziwe arcydzieło, które wydaje się inspirować nowoczesny teatr oraz, przede wszystkim, scenarzystów filmowych. Jestem przekonany, że Jacopone sugeruje nam "wizję", nieustannie przekształcając język literacki na język wizualny. Tekst mnicha, w mojej opinii, ma w sobie istotę pisma "siódmej sztuki", czyli mając "widzialności" jako pierwszą cechę i "akcję" jako jego specyfikę, wskazuje na to, co Italo Calvino nazywał "kinem psychicznym". Podobnie jak autorzy tworzący po II wojnie światowej, u których występuje alienacja współczesnego człowieka, poprzez dialogi-monologi zredukowane do minimum Jacopone pokazuje cierpienie, samotność i brak możliwości komunikowania się cierpiącej Matki. Słuchacze-czytelnicy w średniowieczu nie mogli, podobnie jak dzisiaj, pozostać obojętni wobec wizualnej aluzji do Pasji, do przemocy zawartej w jej prezentacji.
Źródło:
Colloquia Theologica Ottoniana; 2014, 2; 225-242
1731-0555
2353-2998
Pojawia się w:
Colloquia Theologica Ottoniana
Dostawca treści:
Biblioteka Nauki
Artykuł
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