Tytuł pozycji:
PIĘKNO SŁOWA WCIELONEGO U FIODORA DOSTOJEWSKIEGO
- Tytuł:
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PIĘKNO SŁOWA WCIELONEGO U FIODORA DOSTOJEWSKIEGO
LA BELLEZZA DEL VERBO INCARNATO IN FËDOR DOSTOEVSKIJ
- Autorzy:
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PENKE, ANDRZEJ
- Powiązania:
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https://bibliotekanauki.pl/articles/558379.pdf
- Data publikacji:
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2007
- Wydawca:
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Gdańskie Seminarium Duchowne
- Źródło:
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Studia Gdańskie; 2007, 21; 100-112
0137-4338
- Język:
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polski
- Prawa:
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Wszystkie prawa zastrzeżone. Swoboda użytkownika ograniczona do ustawowego zakresu dozwolonego użytku
- Dostawca treści:
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Biblioteka Nauki
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WSTĘP. 1. WYMIAR ANTYNOMICZNY PIĘKNA. 2. „IKONICZNOŚĆ” CZŁOWIEKA. 3. CHRYSTUS ŹRÓDŁEM PIĘKNA. ZAKOŃCZENIE.
Con notevole frequenza viene citata la frase Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”. Il grande autore russo pensa alla bellezza redentrice di Cristo. Non è facile comunque definire la bellezza in Dostoevskij, soprattutto per l’indecifrabile enigma nascosto nelle sue piaghe. Lo scrittore rende ben evidente l’antinomicità della bellezza: la bellezza è sede probabile della salvezza redentrice, ma anche causa di cadute e passioni; principio della stabilità ontologica dell’essere, ma anche causa di distruzione dell’uomo. Dmitrij è la figura che rappresenta la mescolanza del bene e del male in maniera esemplare di tutta la concezione dostoevskijana. In Dmitrij, che è in lotta continua tra l’ideale della Madonna e l’ideale di Sodoma, Dostoevskij descrive l'antinomicità della bellezza. È evidente che Dmitrij è capace di innalzarsi fino all'ideale celeste della Madonna, così come è capace di lasciarsi degradare dalla potenza infernale di Sodoma. Dostoevskij, attraverso la figura di Dmitrij, mette in risalto che sarebbe errato cercare di esaminare la bellezza che apparirà nei suoi personaggi sia in quelli più buoni che in quelli meno buoni, soltanto da un punto di vista estetico. La pienezza della bellezza per Dostoevskij risiede nel Verbo incarnato. Per questo i suoi personaggi positivi, attraverso la bellezza spirituale, possono essere definiti «iconici», perché nel concetto di Dostoevskij diventano trasparenza della divina bellezza. La persona “deificata” fa trasparire nel suo e attraverso il suo essere il volto del Cristo, la pienezza della bellezza di Dio. Non è difficile notare con quale fervore lo scrittore parla della funzione rivelatrice del Verbo incarnato, il Cristo per lui è la Parola eterna di Dio (Gv 1,1); è il Verbo di Dio fatto carne (Gv 1,14), che manifesta visibilmente Dio nella sua umanità, espressione della divinità. Solo la deificazione dell’uomo consente di fare il cammino evangelico nello spirito verso la ricerca e la conoscenza della Veritatis Splendor. Solo nel Cristo la bellezza ritrova il suo volto autentico, l’immagine perfetta di Dio e la ricchezza della bellezza in sé. Per Dostoevskij, quindi, non sarà la bellezza estetica a salvare il mondo, ma la bellezza salvifica.