Come giustamente ha rilevato Moreschini (Gregorio di Nissa, Omelie sul Cantico dei Cantici, a cura di C. Moreschini, Roma 1996, Intr. p. 9), tutto il complesso delle Homiliae in Canticum Canticorum di Gregorio «è costruito sullo schema dell’epektasis» e non è esagerato affermare che «esse vogliono rappresentare una serie di esperienze successive dell’anima la quale, dopo avere avuto un contatto, sia pure parziale, con lo sposo divino, approfondisce sempre di più il suo rapporto spirituale con lui». Ma soprattutto a proposito dell'esegesi di Cant. 1, 5-6 (Sono nera e bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le pelli di Salomone. Non guardatemi perché sono stata fatta nera, se il sole mi guardò di traverso...) l’epéktasis è inserita in un contesto di ampio respiro e assume un significato compiuto in una prospettiva soteriologica.
Dunque, con il nostro intervento, si vuole portare l’attenzione specificatamente sulle Homiliae 2 e 4 che sono dedicate all’interpretazione di Cant. 1, 5-6 e si vogliono mettere a fuoco le varie argomentazioni con le quali il Nisseno, ormai alla fine della vita, attribuì il progresso spirituale dell’anima all’azione salvifica di Dio, in linea con quanto aveva sostenuto molti anni prima nel De virginitate 12,2 («non è opera nostra… divenire simili alla Divinità, ma è il risultato della munificenza di Dio, che fin dalla sua prima origine ha fatto grazia della somiglianza con Lui alla nostra natura»).
As Moreschini rightly pointed out (Gregorio di Nissa, Omelie sul Cantico dei Cantici, a cura di C. Moreschini, Roma 1996, Intr. p. 9), Gregory of Nyssa’s Homilies on the Song of Songs «sono costruite sullo schema dell’epektasis», and it is no exaggeration to say that «esse vogliono rappresentare una serie di esperienze successive dell’anima la quale, dopo avere avuto un contatto, sia pure parziale, con lo sposo divino, approfondisce sempre di più il suo rapporto spirituale con lui». But above all about the exegesis of Ct. 1: 5-6 (I am dark, but lovely, You daughters of Jerusalem, Like Kedar’s tents, Like Solomon’s curtains. Don’t stare at me because I am dark, Because the sun has scorched me…) the epektasis is placed in a wide-ranging context and takes on a new meaning in a soteriological perspective.
Hence the purpose of the present study is to analyze specifically the Homilies 2 and 4, concerning the exegesis of Ct. 1: 5-6, and to focus on all the theological topics (the gratuity of grace, the free acceptance of the gift of grace) with which Nyssen, now at the end of life, attributed the spiritual progress of the soul to the saving action of God, in accordance with what he had claimed, many years earlier, in De virginitate 12 («In fact this likeness to the divine is not our work at all…; it is the great gift of God bestowed upon our nature at the very moment of our birth»).