Zbawienie w ujęciu Ap 7, 9-17

Nell’arco dell’Apocalisse viene usato termine greco so¯ te¯ria, cioè salvezza, che ha una portata rilevante in tutto il Nuovo Testamento. Ma ci si chiede quale sia il senso vero e proprio di questo termine nel contesto di Ap 7, 9-17. Inserito nella visione di „grande folla che nessuno poteva contare” termine salvezza sembra di aver acquistato un senso che allude solamente alla liberazione da sofferenza terrena, causata in parte dal mondo ostile a Dio e a tutti i suoi fedeli. Tuttavia elementi simbolici adoperati nella visione ci permettono di trarre conclusioni molto più ampie. Infatti salvezza, pur essendo ancora non finalmente compiuta – come si vedrà soltanto alla fine del libro nella visione finale di Gerusalemme celeste con tutti i suoi dettagli − nondimeno essa già esprime uno stato dei fedeli che è definitamente nuovo, riguardo al loro stato precedente, ed è in stesso tempo escatologico. Autore dell’Apocalisse presenta un’escatologia realizzata, cioè dal momento dell’offerta compiuta dall’Agnello essa è già presente nella storia. Questi due livelli: uno futuro e completo e altro realizzato ma ancora da compiersi finalmente in mondo nuovo si intrecciano a vicenda. Lo si osserva chiaramente per quanto riguarda il termine salvezza. Conclusioni che si possono fare alla base di lettura dell’Ap 7, 9-17 ci aiutano a definire la salvezza dei fedeli come uno stato realizzato da Dio e da Agnello. In questo senso la salvezza appartiene a Loro secondo espressione del libro. I fedeli invece, in questo loro stato da salvati, hanno accesso alla comunione con Dio e Agnello che significa che hanno piena partecipazione ai beni spirituali ed eterni e − da altra parte – questo vuol dire un radicale cambiamento del loro stato precedente caratterizzato dalla sofferenza e ostilità da parte del mondo.